Atalanta: la regina del 2019 è una Dea che culla il sogno europeo

Una squadra, più di altre, è entrata nel cuore dei calciofili italiani nell’anno che sta per volgere al termine: l’Atalanta. La squadra bergamasca, infatti, ha vissuto un 2019 strepitoso, impreziosito da  risultati impensabili nonostante la crescita avvenuta negli ultimi anni grazie a Mister Gasperini, artefice del progetto tecnico orobico. Quella che va in archivio è stata, senza alcun dubbio, la migliore stagione nella storia del club nerazzurro: terzo posto in campionato e qualificazione alla Champions League. 

Atalanta, perché non si può parlare di miracolo

Neppure i migliori siti di scommesse in Italia, quelli marchiati aams  in grado di garantire il connubio “divertimento-sicurezza” come nessun altro nel panorama del betting, avevano ipotizzato un simile scenario: quello successo a Bergamo è stata una vera e propria impresa storica. Da consegnare agli annali e tramandare di generazione in generazione per chi ama la Dea. Una grande impresa, però, che non dev’essere associata alla parola “miracolo”. Perché di miracoloso, oggettivamente, non c’è nulla. Quanto successo a Bergamo, infatti, è frutto di una seria programmazione tecnica, economica e societaria, un raro esempio, nel panorama calcistico italiano, di fare business e migliorare i risultati sportivi. Un vero e proprio unicum in Italia, che ha consentito alla società di Percassi di ristrutturare lo stadio e diventarne proprietaria. 

L’Atalanta, oggi, è solida dal punto di vista economico, grazie ai soldi ricevuti dalla Champions, dall’Europa League (disputata due stagioni fa) e dalle tante cessioni che, anziché sminuire il valore della rosa a disposizione di Gasperini, hanno aumentato lo spessore tecnico complessivo della squadra. La Dea, inoltre, è patrimonializzata in modo a dir poco eccellente, grazie al già citato stadio e al centro sportivo di Zingonia, un vero e proprio gioiello, quest’ultimo, di cui poche realtà provinciali italiane possono fregiarsi. Un momento di gloria, quello attuale, che era francamente inimmaginabile qualche anno fa, quando l’Atalanta, nuovamente tornata nella mani di Percassi, venne promossa in Serie A

Spirito di appartenenza e amore per i colori nerazzurri: è dal cuore che nascono i successi della Dea

Era il 2011. E di lì a poco, la Dea rischiava di essere travolta, suo malgrado, dalla condotta illecita di un suo tesserato, Cristiano Doni, che aveva “accomodato” qualche partita per il bene, a suo dire, dell’Atalanta. Una vicenda che avrebbe potuto portare Percassi a gettare la spugna e vendere la società, a causa della tutt’altro che buona condotta del suo tesserato. Il Presidente bergamasco, sulla cui testa pioveva l’accusa di “complicità” nei confronti di Doni basata – in base a quanto scritto da alcuni giornalisti –  sul fatto che l’ex 27 nerazzurro avesse continuato a percepire lo stipendio nonostante la squalifica comminatagli, ha mantenuto la schiena dritta, consapevole della propria estraneità ai fatti, continuando ad investire e far crescere la squadra.

La decisione di affidarsi a Gasperini, avvenuta nel 2016 quando il tecnico piemontese era reduce da una seconda esperienza genoana a corrente alternata, è stata l’ultima di una serie di decisioni lungimiranti e costruttive dell’imprenditore bergamasco, che in gioventù, non va scordato, è stato un calciatore dell’Atalanta. 

Uno spirito d’appartenenza e un amore per i colori nerazzurri con pochi eguali, che sono stati il motore principale di tutte le imprese della squadra bergamasca durante la sua gestione. L’approdo agli ottavi di Champions League, quindi, è stata la logica conseguenza di questo straordinario lavoro, di cui Percassi è il principale artefice. Ed il sogno europeo potrebbe continuare ad essere cullato.

Il prossimo avversario, infatti, è il Valencia, una buonissima compagine spagnola che quest’anno,però, sta vivendo una fase piuttosto delicata, come testimonia l’esonero, avvenuto lo scorso ottobre, del tecnico Marcelino. Il nuovo allenatore, Celades, ha parzialmente invertito la china negativa di inizio stagione, come testimonia la vittoria del girone in Champions ottenuta in un raggruppamento che includeva le più quotate Chelsea e Ajax. Ma questa Atalanta, forte, bella, offensiva, armonica e tremendamente “dura a morire”, ha tutte le carte in regola per entrare fra le otto regine d’Europa. Per una Dea, d’altro canto, lo scettro da regina calza a pennello. 

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