Progetto Alchimie

Eutanasia: quando la morte è necessaria per una fine degna

Eutanasia: il dibattito non cessa di esistere. Ecco quando è importante essere più tolleranti nei confronti di questa possibilità

Il termine eutanasia deriva dal greco, che significa “buona morte”: e morire bene – se possiamo utilizzare questi termini che potrebbero apparire paradossali – è un po’ quello che ognuno di noi, nel suo cuore, desidera per sé stesso e per i suoi cari. Ma la buona morte è qualcosa di astratto, qualcosa che non sempre è possibile ottenere: perché si può morire “bene” nel sonno, addormentandosi e senza rendersi conto delle sofferenze, oppure si può morire “male”, con i più atroci dolori, a causa di un infarto, un arresto cardiaco oppure un tumore.

E poi ci sono quelle morti ancora più difficili, quelle che sopraggiungono in seguito a qualcosa di determinante per la propria vita, quelle che riguardano prima l’anima, e poi il corpo: la morte lenta e dolorosa – estremamente dolorosa, verrebbe da dire – di coloro che, affette da gravi patologie ed impossibilitati spesso anche a muoversi, sperano che la morte possa strapparli ad una vita “indegna” di essere vissuta in quanto tale.

In letteratura, ma anche nella storia, e soprattutto nella storia più recente, sono stati tanti i casi raccontati e vissuti, casi che hanno fatto sempre più scalpore e che ad oggi potrebbero tuttavia essere da esempio per una maggior flessibilità e tolleranza in merito, dal punto di vista politico ed anche religioso.