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Papa su accanimento terapeutico: desistere non significa eutanasia

Papa su accanimento terapeutico: a volte evitare che ciò accada è importante per il rispetto dell’integrità dell’anima

Si continua a parlare sempre di più, al giorno d’oggi, di eutanasia: le storie raccontate – a partire dalla storia di Welby, fino ai casi più recenti che hanno fatto scalpore ma hanno anche permesso una più fulgida riflessione sul tema – non fanno altro che continuare ad accendere e a tenere quindi sempre più fissi i riflettori su questo argomento e sull’importanza che esso venisse attualizzato e reso possibile anche nel campo religioso.

Ed è proprio in questo settore che, precursore come sempre di novità e di tolleranza, ha deciso di esprimersi, proprio di recente, Papa Francesco: Josè Maria Bergoglio, all’interno di un messaggio inviato alla Pontificia Accademia della Vita, ha voluto così esprimere la sua opinione in merito ad un tema che appare così sempre più caro per le possibilità che esso offre.

Senza perdere mai di vista l’importanza della mano di Dio sulla vita dell’essere umano, il Papa ha così dichiarato che non è certamente corretto, per quel che riguarda l’integrità dell’anima di una persona, insistere con dei trattamenti che possono giovare temporaneamente al corpo. E proprio sul delicato tema dell’eutanasia, Bergoglio si è così espresso dichiarando che non sempre i trattamenti sull’organismo dell’essere umano malato sono risolutivi e che evitare l’accanimento terapeutico non significa portare avanti un progetto di eutanasia.