Promessa di matrimonio in Chiesa ed in Comune, ovvero processetto e pubblicazioni
Capita a quasi tutte le coppie di decidere che, dopo un adeguato periodo di frequentazione o fidanzamento, è arrivato il momento di fare sul serio. Per alcune di queste coppie la scelta è quella di andare a convivere, per molte altre, invece, fare sul serio significa contrarre matrimonio, ovvero, appunto, sposarsi.
La scelta di sposarsi può poi essere tesa sia da un punto di vista chiaramente cattolico, sia sotto il profilo civile: ricordiamo che, a questo proposito, il matrimonio cattolico non prescinde da quello civile, mentre quest’ultimo può essere eseguito anche senza la presenza della Chiesa.
In entrambi i casi, si parla tuttavia di promessa di matrimonio: quest’ultima è una promessa che viene effettuata sia nel campo civile, sia nel campo religioso. Ma non va intesa come obbligo: infatti, sia nel caso della promessa di matrimonio in Chiesa, sia nel caso della promessa in Comune, essa va intesa come impegno a sposarsi entro una data prestabilita. Trascorsa quella data, se non è stato contratto matrimonio e si intende comunque sposarsi, va rifatto tutto il procedimento burocratico.
La pratica va fatta partire dal parroco, che effettua il processetto (o consenso) agli sposi, in cui vengono fatte in maniera separata una serie di domande relative al fidanzamento ed all’intenzione futura di mantenere fede alle regole ecclesiastiche per il matrimonio sacro.
In seguito, si effettuano le pubblicazioni in Chiesa ed il parroco presenta dei documenti di richiesta pubblicazioni alla casa comunale al Comune di residenza dei promessi sposi: qui, dopo il recupero dei documenti necessari, si affiggono le pubblicazioni, che devono rimanere affisse per un periodo di circa otto giorni. Trascorso questo tempo, si ha a disposizione un periodo di 180 giorni per contrarre matrimonio.
